Filippo Albertin

Mar 282 min read

Bitcoin non è una Setta

A me frega poco dello status quo, delle campagne mainstream contro tutto ciò che ha a che fare con Bitcoin, nonché, dall’altra parte della barricata, dei settarismi autoreferenziali che si sono creati, come se Satoshi Nakamoto fosse una sorta di profeta da romanzo della controcultura statunitense anni Sessanta.

Blockchain, cryptomonete ed NFT sono per tutti, specialmente per coloro che credono si tratti di argomenti per soli addetti ai lavori.

Per quanto riguarda me e il mio stile, tramite il lavoro divulgativo e formativo che svolgiamo nel Bitcoin Veneto Team, ritengo che operativamente le crypto debbano essere spiegate davanti a un caffè, e orientate all’uso quotidiano, pratico, concreto. Esistono certamente forti connessioni col mercato globale, i flussi finanziari, le tendenze geopolitiche nel loro continuo alimentare bolle speculative, reazioni di istituzioni e investitori, nonché grandi crisi come quelle eloquentemente rappresentate in questi ultimi tempi da ben noti crac finanziari, da FTX a The Rock Trading, da Silicon Valley Bank a CreditSuisse, solo per citare i più clamorosi. Ma questi eventi NON riguardano le crypto, bensì il sistema economico-finanziario “classico” che ne sfrutta gli andamenti a scopo, appunto, speculativo.

La rivoluzione crypto è troppo radicale per non causare cataclismi nel sistema.

Ecco perché io detesto tutte quelle folli teorie secondo le quali dovremmo aspettare il “bitcoin standard”, e nel frattempo crogiolarci in ragionamenti chiusi, appunto tipici delle sette e dei tanti e troppi “anti tutto” che ahimè abbiamo imparato a conoscere dall’avvento dei grandi populismi politici e soprattutto della crisi pandemica. Bitcoin NON è una religione, e non è nemmeno un club privato. Bitcoin è di tutti e per tutti, quindi il solo nostro compito è usarlo e farlo usare.

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